Un indicatore di livello gasolio cisterna per evitare la contaminazione ambientale
Nel corso del 2019 il codice dell’ambiente è stato modificato in materia di autorizzazione e criteri end of waste. Vediamo insieme cosa cambia e come i gestori degli impianti di distribuzione di gasolio possono agire per il controllo delle proprie cisterne e al fine di evitare una contaminazione ambientale.
Criteri End of Waste nel Codice dell’Ambiente 2019
Viene chiamato codice dell’ambiente, ma andrebbe definito T.U.A. – Testo Unico Ambientale – anche se non presenta le caratteristiche proprie ad un testo unico. Si tratta del D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 entrato in vigore lo stesso anno e che ha subito ulteriori modifiche nel 2019.
Il codice dell’ambiente nasce per soddisfare diversi intenti: promuovere il raggiungimento e il mantenimento degli standard di qualità della vita, salvaguardare e migliorare le condizioni ambientali e dare disposizioni circa l’utilizzazione attenta e la razionalizzazione delle risorse naturali.
Obiettivi che vengono evidenziati nella prima parte del codice attraverso la definizione di tre principi: principio di tutela ambientale, principio dello sviluppo sostenibile e principio di sussidiarietà e collaborazione. Criteri che devono essere rispettati dai soggetti interessati alle norme contenute nel codice.
A maggio 2019, con le leggi n. 37 e 44 promulgate rispettivamente il 3 e il 21 maggio, il codice dell’ambiente è stato lievemente modificato in materia di criteri end of waste e autorizzazioni per l’operatività e la gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti.
Il comma 3 dell’art. 184-ter è stato completamente riscritto al fine di chiarire che per le fasi di rinnovo e di rilascio delle autorizzazioni bisogna far riferimento ai criteri ministeriali end of waste e alle direttive comunitarie vigenti.
Il comma 3 bis dell’art. 184-ter, invece, precisa che la documentazione realizzata per il rinnovo e il rilascio delle autorizzazioni va inviata all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) entro 10 giorni dalla loro notifica. Quest’ultimo effettua i controlli dovuti circa: criteri seguiti, modalità operative e gestionali dell’impianto e processi adottati per il recupero dei rifiuti; in alternativa interviene per delega l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale).
Terminato questo step la documentazione prodotta passa al Ministero dell’Ambiente, il quale ha 60 giorni di tempo per aggiungere le sue osservazioni e comunicare il tutto al soggetto interessato, chiamato all’adeguamento.
Infine, coloro che hanno ottenuto o aggiornato le autorizzazioni di recente, ossia dopo l’entrata in vigore di queste modifiche – 3/11/2019 –, sono tenuti a consultare le autorità competenti per procedere al loro adeguamento con le nuove disposizioni.
Il codice dell’ambiente è un documento che va attentamente osservato da tutti i soggetti impegnati nella commercializzazione e nell’uso di materiali che possono danneggiare l’ambiente, come i carburanti.
Disastro ambientale: ecco cosa può fare una semplice perdita di gasolio
Titolari e gestori di impianti di distribuzione gasolio, ad uso pubblico o privato, devono necessariamente prestare molta attenzione allo stato dei serbatoi in loro possesso.
La dispersione di gasolio causata dalla rottura di una cisterna o serbatoio, specie se interrati, può provocare un enorme danno all’ambiente.
Quali sono i rischi legati alla contaminazione del suolo? Le conseguenze negative a danno dell’ambiente e della salute umana possono essere molteplici:
- Inquinamento del terreno e danno alle biodiversità agrarie
- Inquinamento delle acque e dei mari
- Diffusione e conseguente inalazione di vapori nocivi
- Ingestione di acqua inquinata o di cibi coltivati o pescati in aree contaminate
Ecco, dunque, cosa deve fare chi ha generato una contaminazione:
- Presentare un’auto denuncia alle forze dell’ordine competenti
- Disporre il piano di caratterizzazione
- Produrre il progetto operativo di bonifica
- Bonificare il sito
Piano di caratterizzazione: che cos’è?
Il piano di caratterizzazione fa parte di un’indagine più complessa volta all’individuazione delle azioni correttive da attuare a seguito di una contaminazione ambientale.
Il piano di caratterizzazione include: l’analisi storica del sito contaminato – capace di definire le modifiche fatte nel tempo e individuare le installazioni effettuate - e il campionamento delle matrici ambientali per acquisire i valori della contaminazione.
I risultati del piano di caratterizzazione vengono annotati in un documento scritto, poi discussi e valutati al fine di agire per il risanamento dell’area contaminata.
Reati ambientali: cosa si rischia?
Chi commette reati ambientali rischia il pagamento di multe pesanti e reclusione.
I soggetti accusati di impedimento del controllo dell’impianto da parte delle autortà competenti per la valutazione dei rischi e della sicurezza sul posto di lavoro rischiano la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
L’omissione di bonifica comporta il pagamento di una multa che varia da 20mila a 60mila euro e la reclusione da 1 a 4 anni.
Chi reca danni alla biodiversità agraria ed è responsabile di un inquinamento ambientale rischia da 2 a 6 anni di reclusione e il pagamento di una multa d’importo compreso tra i 10mila e i 100mila euro.
L’alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema in modo irreversibile è punita con la reclusione da 5 a 13 anni, mentre l’abuso di materiale radioattivo per traffico o abbandono nell’ambiente è punito con una multa che varia da 10mila a 500mila euro e la reclusione da 2 a 6 anni.
Fuel e Level Up: la soluzione per agire in tempo
L’uso costante, il tempo e le manomissioni possono causare lesioni ai serbatoi e provocare una perdita di gasolio che, se non viene scoperta in tempo, può generare una contaminazione del suolo.
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